Giulia Forgione

Ceramista

Giulia Forgione, ceramista di Romano Canavese.
Una piccola stanza con una scaffalatura in metallo, un tavolo grande, dell’argilla e la compagnia esuberante del mio cane.
Tutto è iniziato con un sogno vivido, un sogno ricco di dettagli e sensazioni tattili. In quel periodo vivevo un momento di incertezza, alla ricerca di una direzione nella mia vita. Avevo provato diverse occupazioni, ma nessuna mi dava la soddisfazione che desideravo.

Nel sogno, mi vedevo plasmare il fango tra le mani, creando forme e segni unici. Era come se avessi scoperto un nuovo linguaggio, un modo per comunicare la mia essenza. Al risveglio, il sogno era ancora vivido e sentivo un’irrefrenabile voglia di tradurlo in realtà.
Decisi di dare una possibilità a questo sogno e mi avvicinai al mondo della ceramica. Da quel momento, è stato un percorso di continua scoperta e sperimentazione. Ho iniziato con la pratica, plasmando il fango e imparando le tecniche di base. Ma il mio interesse si spingeva oltre. Volevo comprendere a fondo i materiali che utilizzavo, la loro origine e le loro potenzialità.

Mi sono immersa nella ricerca di materiali locali, esplorando il Canavese, la mia terra d’adozione. Ho raccolto argilla a Filia e pietre per gli smalti, attratta dalla storia racchiusa in ogni elemento. Attraverso questa connessione con il territorio, ho acquisito una profonda consapevolezza dei cicli naturali e della trasformazione della materia.
Nella creazione dei miei oggetti, non mi concentro solo sull’estetica, ma anche sulla funzionalità. Voglio che ogni pezzo sia piacevole da usare, che abbia un equilibrio armonioso e che regali un’esperienza sensoriale appagante. Mi ispiro molto alla ceramica giapponese e coreana, dove la bellezza si coniuga con la praticità e la semplicità.

La ceramica ha avuto un impatto significativo sulla mia vita. Mi ha permesso di sviluppare una disciplina che prima mi mancava, dandomi un senso di radicamento e stabilità. Attraverso questo lavoro ho conosciuto persone speciali che hanno arricchito il mio percorso.
Ciò che amo di più del mio lavoro è il contatto con i materiali, la loro storia e le infinite possibilità che offrono. Ogni giorno è una scoperta, un’occasione per sperimentare e creare qualcosa di nuovo. La ceramica è una fonte inesauribile di ispirazione e mi regala una gioia immensa, anche se a volte è accompagnata da grandi frustrazioni. La libertà del lavoro autonomo è un altro aspetto prezioso, anche se comporta una certa incertezza economica.

Con la mia arte, voglio trasmettere un messaggio di connessione con la Terra. La bellezza che nasce da materiali semplici come fango, ceneri e rocce ci ricorda che facciamo parte di qualcosa di più grande. I minerali che compongono la ceramica sono gli stessi che troviamo nel nostro corpo: siamo fatti della stessa materia di cui è composta la Terra.
Attraverso le mie creazioni, invito le persone a riscoprire questa connessione profonda con la natura e con la loro essenza. La ceramica è un mezzo per esprimere la nostra creatività, per dare forma a ciò che ci abita dentro e per trovare un senso di pace e armonia.

Giulia Forgione, a ceramicist from Romano Canavese.
A small room with a metal shelving unit, a large table, clay, and the exuberant company of my dog.
It all began with a vivid dream, a dream rich in details and tactile sensations. At that time, I was experiencing a period of uncertainty, searching for direction in my life. I had tried various occupations, but none provided the satisfaction I desired.

In the dream, I saw myself shaping clay with my hands, creating unique forms and marks. It was as if I had discovered a new language, a way to communicate my essence. Upon waking, the dream was still vivid, and I felt an irresistible urge to translate it into reality.
I decided to give this dream a chance and approached the world of ceramics. From that moment on, it has been a journey of continuous discovery and experimentation. I started with practice, molding clay and learning the basic techniques. But my interest extended further. I wanted to thoroughly understand the materials I was using, their origins, and their potential.

I immersed myself in the search for local materials, exploring Canavese, my adopted land. I gathered clay in Filia and stones for glazes, drawn to the history contained in each element. Through this connection with the land, I gained a profound awareness of natural cycles and the transformation of matter.
In creating my objects, I focus not only on aesthetics but also on functionality. I want each piece to be pleasant to use, to have a harmonious balance, and to provide a satisfying sensory experience. I draw much inspiration from Japanese and Korean ceramics, where beauty is combined with practicality and simplicity.

Ceramics have had a significant impact on my life. It has allowed me to develop a discipline that was lacking before, giving me a sense of grounding and stability. Through this work, I have met special people who have enriched my journey.
What I love most about my work is the contact with the materials, their history, and the endless possibilities they offer. Every day is a discovery, an opportunity to experiment and create something new. Ceramics are an endless source of inspiration and bring me immense joy, even though sometimes accompanied by great frustrations. The freedom of self-employment is another precious aspect, even though it entails a certain economic uncertainty.

With my art, I want to convey a message of connection with the Earth. The beauty that arises from simple materials like clay, ashes, and rocks reminds us that we are part of something greater. The minerals that make up ceramics are the same ones we find in our bodies: we are made of the same matter as the Earth.
Through my creations, I invite people to rediscover this deep connection with nature and with their essence. Ceramics are a means to express our creativity, to give shape to what resides within us, and to find a sense of peace and harmony.


CREDITS
Foto workshop di Maddalena Boero
Ritratto con vaso di Luana Sassi

Articolo di Valentina Ittevilo